6.4.13

Une Vierge chez les Morts Vivants (in memoria di Jess Franco)

Jess Franco
Francia, Liechtenstein, 1971
85 minuti

In memory
Ci ha lasciati, all'età di 83 anni, uno dei cineasti più prolifici e controversi di sempre. Un artista completo (regista, attore, sceneggiatore, compositore, grande amante del jazz, direttore della fotografia, ecc.) che con grande umiltà si è sempre definito un "outsider", lontano sia dal cinema commerciale che da quello d'essai. In 49 anni di costante attività è riuscito a costruirsi un microcosmo all'interno dell'universo cinema, oltre 170 pellicole (ma in realtà il numero preciso è ancora da chiarire) che accolgono tutto il cinema da lui assimilato (cinefilo incallito), spaziando da un genere all'altro (erotismo e horror in primis) e plasmandolo a suo piacimento, creandosi un'impronta del tutto personale.
Un cinema, quello di Franco, che ad una visione molto superficiale, può definirsi "di genere" (exploitation / sexploitation, volendo classificare nello specifico), ma che al tempo stesso se ne discosta, scivolando in qualcosa di unico. Una filmografia di dimensioni impressionanti, una biblioteca labirintica dove per ogni esemplare importante ne vengono riprodotte decine e decine di copie imperfette, opere che non differiscono che per una virgola dall'originale. Era strano Jess, capace di sprofondare ai più infimi livelli di serie e al tempo stesso di elevarsi a poetiche di grande suggestione, realizzate tra l'altro, con una tecnica perfetta. Ma il cinema di Franco era così e per questo motivo, improponibile, se non a strettissime cerchie di profondi conoscitori e "aficionados", tutti quelli insomma, che ormai da anni avevano affibiato al regista l'appellativo di "tìo Jess". 
Su wikipedia sono ben descritti i vari periodi che hanno contraddistinto il suo infaticabile percorso; dal primo periodo spagnolo (1959 - 1966) a quello delle recenti produzioni video in digitale (1995 - 2012), fino all'assegnazione, il 1° Febbraio 2009, del Premio Goya alla carriera.


Christine nella terra dei morti viventi
"E' un piccolo film che amo molto. In genere io non amo i miei film ma questo è speciale. Ho messo tanto di me stesso e credo che sia interessante e molto piacevole da guardare" - Jess Franco.

Ci sono almeno due motivi essenziali per parlare di Une Vierge chez les Morts Vivants, vero film "nicchia" che rientra nel periodo (1969 - 1975) più sperimentale e prolifico del regista (circa una cinquantina di film). Primo, perchè le commoventi parole riportate quì sopra non possono che trovare piena concordanza da parte del sottoscritto. Secondo, perchè è sicuramente la pellicola che reputo più affine al "non-genere" di film proposti in questo blog; quella che maggiormente racchiude tutta la poetica di cui accennavo sopra (ma anche qualche immancabile scivolata, guai sennò, non sarebbe più Franco). Resta indubbiamente uno dei suoi lavori più personali, il suo film forse più onirico, surreale ed è tra i pochi, che rimette in discussione quel negato accostamento del regista verso un determinato cinema d'essai. La trama in questo caso è veramente irrilevante: Christine (Christina von Blanc), orfana di madre, viene nominata erede universale dal padre (Paul Muller) che non ha mai conosciuto, morto suicida. Si reca quindi nel castello di Monteserrate per incontrare per la prima volta la sua famiglia. In paese circola la solita voce del castello infestato, i parenti si comportanto in modo alquanto strano e la ragazza comincerà ad essere tormentata da allucinazioni e visioni di morte, finendo con l'impazzire...
Vediamo di chiarire subito la travagliata lavorazione del film; inizialmente doveva chiamarsi La Notte delle Stelle Cadenti e ad interpretarlo doveva essere Soledad Miranda (Vampyros Lesbos), all'epoca attrice feticcio del regista, ma scomparsa tragicamente nell'estate del 1970 in un incidente d'auto. Nel 1971 il film venne presentato al Festival di Cannes ma non riuscì ad essere distribuito proprio per il suo allontanamento dal genere a cui Franco aveva abituato lo spettatore fino ad allora, un mix talmente perfetto tra horror ed erotismo che finì per deludere gli appassionati da entrambi le parti. Per questo motivo venne dunque chiamato a risolvere(?) la situazione, il regista francese Jean Rollin, il quale decise di girare una versione più "horror", con degli inserti orrendi, dove un gruppetto di "zombi" emerge dal bosco circostante il castello per aggredire la povera Christine, una cosa veramente risibile e totalmente fuori dal concetto originale strutturato da Franco. A questo punto, i produttori decisero di cambiare il titolo, perchè anche quello doveva comprendere le parole "morti viventi" ed "erotismo" e così, il film venne distribuito in Francia due anni dopo come Une Vierge... In Italia e nei paesi anglosassoni arrivò solamente nel 1978 con ben due titoli a suo carico: Una Vergine tra i Morti Viventi e I Desideri erotici di Christine. Rovinato inoltre dal solito doppiaggio infame e stravolto nella composizione musicale, che non rende giustizia a quella strepitosa realizzata dal grande Bruno Nicolai per la versione francese. Solo dalla fine degli anni '90, grazie alla Redemption, il film è riproponibile nella sua forma originale, o quasi, epurato degli inserti rolliniani che comunque si possono visionare tra i contenuti extra. Ora si può finalmente godere di una visione come si deve, lasciandoci trasportare in una dimensione poetica e funerea al tempo stesso, intercalandosi con la protagonista in un mondo onirico che si sussegue senza interruzione, nessun spiraglio di vita e tempo reale fino alla drammatica conclusione. Non più il verde rigoglioso del bosco, l'acqua stagnante del laghetto o le imponenti scale del castello deformate da un grandangolo limite, ma la semplice stanza di un improbabile ospedale psichiatrico sul cui letto giace una ragazza con la mano tesa verso quel padre che non ha mai conosciuto. Un ultimo gesto d'amore e di tentata salvezza nei confronti di quell'uomo, che la sacerdotessa della morte (l'affascinante Anne Liebert, altra musa di Franco) tiene legato alla corda che lo trascinerà nel fondo dell'abisso più nero. Christine sà, che per la via del ricongiungimento dovrà seguire la donna, fino a quel lago di piante sprigionanti melodia(1), dove poter sprofondare per l'eternità.

Grazie Jess.

(1) "E' stata la prima volta che ho lavorato al computer per costruire una colonna sonora in cui i rumori, come i versi, diventavano musica.." - Bruno Nicolai

10 commenti:

  1. Sai, dei 199 film di Franco credo di non averne visto neanche uno. Però mi hai fatto venire la curiosità di vedere "Christine nella terra dei morti viventi". La trama, poetica e funerea, mi intriga parecchio!
    199 film, per la miseria!

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    1. Non mi assumo nessuna responsabilità, perchè potrebbe non piacerti :) Ad ogni modo ti dò una dritta, cerca possibilmente la versione con il tiolo inglese "A Virgin Among of the Living Dead", sennò rischi d'incappare nell'orribile versione italiana.
      Immaginavo che erano più di 170, impressionante!

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  2. Un personaggio controverso e di certo non tra i miei preferiti, ma comunque importante.
    So long.

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    1. Importante sicuramente, se non altro per la sterminata filmografia. Benvenuto tra i sospesi :)

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  3. Dannazione, a leggere 'sto blog la mia lista di prossimamente diventa fittissima. >.<

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    1. Grazie poor! Anche per te comunque vale la risposta data a Bombus... Non linciatemi poi :D

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  4. Questo mi manca. I film con Soledad Miranda sono secondo me i più belli sia per la sua presenza che per quella regia così surreale... sono film molto più densi e allegorici, dei piccoli cult. Come scrivi tu penso che approcciarsi a quel cinema sperimentale di Franco concentrandosi sulla trama sia l'errore più grande. Il mio preferito, Vampyros lesbos, ha una trama addirittura inconsistente.

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    1. Che sopresa Mauro, non avrei mai immaginato un tuo interesse verso il cinema di Franco, valutandolo inoltre con lo spirito giusto. Premetto però, che questo periodo di "sperimentazione" è l'unico a cui sono veramente affezionato, il resto dei suoi lavori non mi ha mai attratto più di tanto (e ne ho visti a palate).
      Su Vampyros Lesbos non posso che approvare, assieme a questo è senz'altro l'altra sua più importante escursione nel surreale, uno dei vertici massimi della sua filmografia. Poi Soledad Miranda, in quella prima inquadratura, avvolta dai veli rossi. Stupenda!

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  5. Questo "Vierge" non l'ho visto ma da come lo descrivi sembra essere un tassello fondamentale, al pari di Vampyros Lesbos e di pochi altri. Non mancherò di cercarlo.

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    1. Ma pensa, volevo lasciare un commento da te proprio riguardo al tuo recente post su Franco, mi hai solamente anticipato. Grazie per aver ricambiato il seguito e benvenuto!

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