4.10.13

Echi #6 | Reygadas e la Luce

“Penso che la maggior parte di ciò che oggi chiamiamo cinema non sia cinema. È teatro filmato o, peggio, letteratura illustrata. Questo, credo, non è il vero cinema. Il cinema dovrebbe essere molto più vicino alla musica. La musica non rappresenta niente, vuole soltanto trasmettere un’emozione. Odio l’idea che un film stia in effetti raccontando una storia! L’importante in un film è cosa prova lo spettatore, non la narrazione. Amo il cinema quando è inquadratura di un albero, o inquadratura del cielo, che narrano per sola giustapposizione, per suono...
Per esempio, la prima inquadratura di Stellet Licht è cinema. La luce stessa è bella. In letteratura, questo non esiste. Puoi scrivere, “Il sole sorge”. La bellezza del mio film è il sole stesso, non devi ricrearlo. Nel cinema, storia e fotografia sono la stessa cosa. Penso che nell’arte, forma e significato coincidano. Quando il cinema è vero, si fa linguaggio – per questo è un’arte. Odio l’idea che un buon film debba essere una buona storia, come dicono a Hollywood. Questo vuol dire non lasciare libero il cinema. Io non dirigo il pubblico, non sono un maestro di cerimonie, do ciò che ho dentro senza filtri. Puro e diretto".

- Carlos Reygadas

10 commenti:

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    1. Già! E penso che ogni persona che si rispetti, debba dedicare 10 minuti della propria vita a quella meraviglia che è, l'inizio di "Stellet Licht".

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    1. Puoi ben dirlo. Parole di un uomo che ha capito il vero scopo del cinema ;)

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  3. Mi piace molto il cinema di Carlos Reygadas ma, in questo caso, non condivido quasi nulla di quello che scrive. Non credo che forma e significato coincidano nell'arte. Mi sembrano le teorie strambe di Gombrowicz, che in Ferdydurke fa dire a Filidor: "la forma non consiste forse nel togliere, la costruzione non significa forse alleggerire?.... Il resto è silenzio". Perché bisogna per forza filmare il silenzio? Non sarebbe preferibile unire ad una bella "forma" una storia, anche semplice, ma ben narrata, con un significato "profondo"?
    Poi non è vero che il letteratura puoi scrivere solo "il sole sorge". Potresti, come Joao Guimarães Rosa scrivere" in quella terra desolata ogni tanto un albero di samàuma in piena pubertà, alberello dal tronco sottile e dalla chioma convessa, screziata, dal sole che sorge all'orizzonte, di foglie rosse come un ombrellone da spiaggia".

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    1. in una cosa che scrivo, a giorni, sull'altro mio blog (http://stanlec.blogspot.it/), "userò" Ferdydurke, spero che Gombrowicz, che vive nelle sue opere, non se ne abbia a male :)

      e spero che anche Frank ViSo mi perdoni per lo spazio non strettamente cinematografico che occupo, non è spam né pubblicità:)


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    2. Credo che Reygadas racconti storie, spesso politiche, quasi sempre profonde: ma lo fa senza raccontarle, senza mostrare la narrazione (tra virgolette). Da come interpreto io quel breve scritto, sembra che Reygadas non voglia far altro, come nel suo ultimo "Post tenebras lux", che mostrare significanti senza farli significare o, meglio, facendoli signifcare solamente a posteriori, magari dallo spettatore. In "Stellet licht", per esempio, il finale è un significante puro, e significa non sulla base di ciò che è avvenuto prima, dopo o durante ma a seconda di ciò che lo spettatore proietta in esso, a seconda di come lo spettatore lo viva. Perché la vita è questo: non è una storia, è un avvenimento o, se vuoi, una serie di avvenimenti, che acquistano significato solamente nel loro scomparire. Almeno credo...

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    3. L'interessante, è proprio leggere i pensieri e le opinioni diverse di ognuno e, con ognuno di voi, una parte di me può trovarsi d'accordo. Dal canto mio, se dovessi dare una valutazione obiettiva e cioè, facendo parlare la testa prima del cuore, penso che il giusto equilibrio stia sicuramente tra forma e contenuto; quindi in questo caso, Reygadas probabilmente esagera nell'esporre il suo pensiero così drasticamente e penso, che esageri soprattutto per quanto concerne la letteratura (ma in questo campo vi parlo da completo illetterato) pertanto qui, tenderei forse a concordare con bombus. E' altrettanto vero però, che Yorick ha fatto la miglior osservazione su Reygadas che si potesse fare, perchè se ci pensiamo, nessun film del regista è in realtà privo di significati e ogni suo film cela un'avvenimento, uno spaccato di storia che rappresenta giustamente la vita, sta allo spettatore farla emergere e costruirsela, gradino per gradino. Perchè per esempio, "Post Tenebras Lux" è stato disintegrato da molta parte di quei "critici"? (e lo virgoletto perchè fortunatamente, c'è sempre più gente in rete che si discosta da questa categoria da passerella precostituita). Perchè semplicemente non hanno il tempo (ma nemmeno la voglia, penso) di scavare veramente a fondo nel ventre di un'opera, prendono al volo esclusivamente quello che appare ai loro occhi, senza osservarlo veramente. Ecco allora, che l'ultimo capolavoro di Reygadas non ha storia, non ha significato. Io penso che le parole del regista riportate qui sopra, siano piuttosto da leggere come una sorta di protesta, un motto di rabbia verso un sistema (a cui fa chiaro riferimento) e una cultura omologati. Un pò come un'intervista a Lisandro Alonso (e qui parliamo di un cinema, forse ancor più radicale) in cui le viene chiesto perchè i suoi film sono così lenti (lui si, che filma il silenzio, bombus). Chi mastica un pò di spagnolo vada pure a vederla:
      http://www.youtube.com/watch?v=M4Esk8q1l78
      Tornando all'inizio del discorso, opinione strettamente personale, ascoltando invece il cuore: la mia vera indole propende per la forma, ma questo penso sia già chiaro da tempo (contribuirà di sicuro anche una certa deformazione professionale). Reygadas paragona il cinema alla musica e ha ragione, come lo paragonerei alla pittura. Sensazioni, è lo scopo fondamentale del cinema e per come la vedo, per come la sento io, non c'è storia, per quanto interessante, profonda, emozionante sia, che possa raggiungere le stesse, intense sensazioni che può darti una sola immagine, un solo suono, se percepiti cogliendone la profondità e la purezza.
      Ho cercato di essere il più imparziale possibile con entrambi i vostri punti di vista e grazie di cuore per gli interventi!

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  4. Anonimo12:09

    Brividi...vogliamo parlare del prologo di Post Tenebras Lux? questo è cinema..

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    1. Il prologo di PTL, a mio parere ha la stessa, immaginifica potenza del finale, che è un qualcosa di cui non si può parlare senza prima una recensione adeguata. Anche se posso assicurarti che tale sequenza, a detta dello stesso Reygadas, non nasconde chissà quali significati, è molto più emozionante lasciarla sedimentare, svelandone il meno possibile. Anche per rispetto di chi, in questo blog non ha ancora visto il film ;)

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