16.10.13

Tracce #12 | Ombre e silenzio

Oigo tu Grido (Ahendu nde Sapukai)
Pablo Lamar
Argentina, Paraguay, 2008
11 minuti


«Ahendu nde sapukai è un tentativo di permettere al cinema di compiersi nella sala di proiezione. Lo spettatore è molto importante e credo possa avere una partecipazione attiva e creativa. Non dobbiamo fargli fare una passeggiata ma un vero e proprio viaggio».
- Pablo Lamar


Si era già parlato di Pablo Lamar (qui) e di come ci si trovasse di fronte a un cinema che radicalizzava oltre, la sua essenzialità; Noche Adentro (2009) è stata una scheggia lucente nell'ermeticità della cinematografia argentina più underground e, assistendo al primo lavoro di questo giovane autore (classe 1984), non si può che rimanere ulteriormente estasiati. Oigo tu Grito (Sento il tuo Grido) è cinema che si fa arte figurativa e che si (de)compone, all'orizzonte (come in Light Horizon) di un villaggio scolpito nella pre-oscurità del tramonto, attraverso un solo piano sequenza a camera fissa, dove le ombre di un corteo funebre si stagliano sul paesaggio agreste, dominato da un silenzio che amplifica le percezioni, in maniera impressionante. E allo stesso modo impressionante, è come questi 11 minuti scarsi riesumino dalle fredde pianure ungheresi, quel corteo di ombre (ancor più sinistro) catturato da György Fehér nel tarriano Szürkület in cui si svela, come perspicacemente descrive L'emergere del possibile qui: "..un universo dove contano solamente le passioni percettive dello spettatore, il quale si vede o, meglio, si sente sempre più assorto nel b/n della pellicola, fin quasi a essere in simbiosi con esso prima ancora che col protagonista, le cui azioni non fanno altro che cesellare piano-sequenza così realistici da sembrare onirici nel loro sentimentalizzare un paesaggio dove si muovono individui che sono in realtà ombre."
Come in Noche Adentro, il peso della morte è, il peso di un corpo, ma questa volta innalzato, sostenuto da canti eterei che ne rafforzano la spiritualità (niente cunicoli e percorsi sotterranei) per tanto, il corpo viene accompagnato all'aperto, sotto la luce crepuscolare, fino a disperdersi, oltre il visibile. E il peso della morte, resta nell'animo silenzioso di chi osserva, dall'alto del suo casolare. La morte scandisce il tempo e il tempo, si consuma lentamente in un finale reygadasiano in cui l'oscurità della notte, è uno schermo nero... Quasi un capolavoro.


Oigo tu Grito de Pablo Lamar from Universidad del Cine on Vimeo.

7 commenti:

  1. Questo vedrò d recuperarlo subito! "Noche adentro" mi era piaciuto molto. Grazie!!

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    1. Ehi bombus, sei tornato alla base?
      Comunque c'è poco da recuperare, è qui sopra, su Vimeo e anche su YT ;)

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    2. No, ancora no. Ogni tanto trovo wi-fi disponibile per leggere i vostri post, ma insufficiente per poter vedere un intero video :)

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    3. Buon proseguimento allora :)

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  2. Formidabile, davvero. Nei suoi undici minuti, a mio parere, un capolavoro senza se e senza ma: coraggioso, liturgico, elegiaco, minimalista, forse il finale un po' kafkiano ma in sé e per sé toccante ed evocativo, oltre che tremendamente, disperatamente suggestivo. Al solito, trovi dei cortometraggi che fanno svenire da quanto sono belli, complimenti, e grazie per la citazione. Questo, forse, m'è piaciuto anche più di "Noche adentro", che comunque era un bel pugno sullo stomaco.

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    1. Immaginavo che forse l'avresti apprezzato ancor più di "Noche Adentro". Comunque hai ragione, altro corto formidabile e visti i risultati, di Lamar bisogna sperare al più presto in una riconferma, magari con un lungometraggio stavolta.

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    2. Sì, sarei davvero curioso di vederlo dipanare questo contemplativo minimale in qualcosa di lungo, anzi, guarda, ci metterei pure la mano sul fuoco che, se lo facesse, tirerebbe fuori un filmone da 5 stelle mubiane.

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