5.5.16

Le combat

Safia Benhaim
Francia, 2007
5 minuti

È notte, la sola luce di un faro illumina una porzione di spazio esterno, quello che a percezione può sembrare il giardino di un'abitazione. Un bambino si accinge a cogliere dal terreno una pala, ed impugnata, ingaggia una "danza" battagliera contro qualcosa che si muove nell'oscurità. Ma è solamente un coniglio, in realtà in fuga poichè impaurito dall'irruente minaccia che si trova di fronte.
Gli occhi del bambino però lo vedono in altro modo, probabilmente come una creatura immaginaria che popola i suoi sogni, o meglio, incubi (tanto, che è possibile leggerne oltremodo una riflessione sui vari livelli d'aggressività che, inconsapevomente, dimorano nel nostro inconscio). Una visione deformata che assume le sembianze di un'occhio color vermiglio a sua volta temibile, atto a dischiudersi nello spazio illimitato di un bianco accecante.
Come per il capolavoro La fièvre, premiato l'anno scorso a Rotterdam, anche in Le combat (credo, il primo lavoro in video di Safia Benhaim) ciò che trasporta sostanzialmente il film oltre la semplice visione, valorizzandola, è il suono; un tappeto sonoro profondo ed ossessivo come le ripetute azioni che il bambino compie per affrontare il suo "nemico onirico". Qualcosa di esperito alla stessa velocità del sogno (un rallenty incessante, che tutto ovatta e distorce) che, come tale, amplifica di netto le sensazioni generando un'impensabile tensione, e senza il quale, la sola immagine deperirebbe, nella sua uniformità, finendo altresì per svanire nello stesso silenzio che accompagna la notte.

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